Instagram

« Ma che ci devo fare??? » Aveva risposto a Isabel, ormai una decina di anni orsono, tutte le volte che era tornata alla carica con la proposta di installargli Instagram sul telefono. « Dai… Ci sono un sacco di foto. È carino… » In realtà quei puntini di sospensione, più che la testimonianza della mancanza di motivazioni sensate, erano il filo spinato al confine con vari campi minati. Uno su tutti: il suo fastidioso disinteresse per i cavoli altrui.

« Ahi, que ladilla* eres mijo, de pana! » È così che si concludeva di solito la conversazione di fronte all’ennesimo rifiuto da “anziano” refrattario alle novità mediatiche.

Aveva vinto lei, pensò preparandosi l’abituale cena dietetica di Motzè Shabbat** per zittire i sensi di colpa dopo le abbuffate dei tre pasti***. E non tanto perché alla fine aveva ceduto, come del resto aveva fatto per tutti i dieci anni del loro matrimonio nel novantanove percento delle volte in cui lei si era messa in testa qualcosa. Aveva vinto perché alla fine si era fatto fregare anche lui. E sì che ci aveva provato a proteggere se stesso e sua figlia dal Luna Park di vanità e ostentazione all’interno del quale sentiva di vivere. Ma niente, ormai sui cavallucci a dondolo di quella giostra aveva preso a salirci anche lui a ogni momento di pausa o di sosta in bagno.

Dopo essersi lasciato sprofondare nella cavità scavata sul divano prese in mano il telefono. Per prima gli apparve una foto di gruppo. Sulla terrazza di un ristorante di Ponza un gruppo di donne ageè, tra cui diverse mogli di suoi amici, addobbate con toilette delle grandi occasioni e abiti firmati, partecipavano orgogliose al Festival del botulino.

L’immagine di un libro postato da una donna frequentata per qualche mese e rifugiatasi nel ghosting all’improvviso. La foto di una sua ex, archiviata alla voce “scheletri nell’armadio/errori di gioventù”. La ritraeva con la figlia, dal volto avvedutamente sfocato, e un commento che, sotto al suo orgoglio di madre single, reclamava il proprio diritto alla beatificazione.

« ‘N altro tramonto, #nata06? » scrisse a sua figlia commentando la foto scattata dalla barca del simpaticissimo e rampantissimo compagno di Isabel. Alla ventesima foto monotematica da quando era partita in vacanza con la madre stava cominciando ad augurarsi che tutto quel gretathunberismo fosse una fase destinata ad assorbirsi insieme all’acne.

Oppresso dall’afa per nulla attenuata dal buio scattò in piedi verso la finestra. Chissà se il guasto del condizionatore subito prima di ferragosto avrebbe potuto essere considerato dalla sua assicurazione medica come un infortunio dovuto a calamità naturali. Si affacciò in terrazzo con lo sguardo rovesciato sulla strada deserta. Una notifica sul suo smartphone bisbigliò nel silenzio.

Molto efficientemente il team di Instagram lo informava che al termine delle ventiquattro ore la sua storia era stata vista da #nata06 e altre quattro persone.

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* Noioso.

** Fine dello Shabbat (il sabato sera).

*** È tradizione nel corso dello Shabbat rendergli onore compiendo tre pasti festivi.

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