Nel frattempo gli anni passavano; si era ritrovato ragazzo quasi senza accorgersene, sempre nell’attesa che un giorno giungessero finalmente due occhi limpidi e sinceri a guardarlo innamorati. Immaginava di incontrarli uscendo dall’ascensore, entrando a scuola o sbattendoci contro per caso. Di quegli occhi serbava una fotografia stampata in fondo all’anima. Li avrebbe riconosciuti a prima vista donandosi a loro immediatamente con tutto se stesso. Lo avrebbero trovato sollecito, sensibile, comprensivo, generoso. Niente altro avrebbe contato per lui che vederli sorridere. Avrebbe colto le emozioni mute nascoste in ogni sguardo, portato conforto ad ogni lacrima e partecipato ad ogni loro lampo di felicità.
Ma per quanto continuasse ad attendere e sognare, nessuna lo aveva mai guardato con quegli occhi. Perciò, quando aveva incontrato Giulia, il suo amore introverso per lei lo aveva definitivamente convinto del proprio destino votato ad un lungo ed infelice affannarsi.
I suoi anni migliori erano volati via così e tra delusioni ed amarezze si era ritrovato ad aver superato i trent’anni ancora impantanato nella disperata ricerca di liberare il suo cuore. Tante volte lo aveva sentito fremere dentro di sé come l’agitarsi delle ali di una colomba strette tra le sue mani, impazienti di liberarsi in volo. E più questi sentimenti rimanevano lì in agguato, inespressi, più la sua vita gli appariva senza senso, incolore. Per lungo tempo era stato impegnato a commiserarsi, rannicchiato in un angolo, a testa bassa, schiacciato dalle continue conferme su tutto ciò che lo faceva sentire inadeguato e sconfitto.
Così, in tutto quel soffrire, alla fine si era dimenticato di vivere.
Massimo Di Veroli – “Giugno – anime inquiete”