Dickens e il british humor (parte 3)

“Orbene, sia che il cavallo altissimo, per la naturale vivacità del suo temperamento, desiderasse scherzare alquanto senza malizia con il signor Winkle, sia che gli fosse venuto in mente che per lui compiere quel viaggio, con o senza cavaliere non faceva alcuna differenza, sono particolari sui quali non riusciremo mai a raggiungere una conclusione precisa e definitiva, ma quali fossero i motivi che inducevano l’animale ad agire in tal modo, certo è che non appena il signor Winkle ebbe tirato le redini, il cavallo se le fece scivolare sulla testa e balzò indietro per l’intera lunghezza delle stesse. − Poverino, poverino! – disse il signor Winkle con dolcezza per ammansirlo – caro vecchio cavallo… − Ma il «poverino» era sordo alle adulazioni, e più il signor Winkle cercava di avvicinarglisi, più gli sfuggiva di lato, e nonostante ogni sorta di blandizie e lusinghe per ben dieci minuti il signor Winkle e il cavallo non fecero che girare in tondo, e in capo a quel periodo finirono per trovarsi esattamente alla stessa distanza l’uno dall’altro che avevano avuto da principio, situazione, questa, oltremodo sgradevole in qualunque circostanza, ma più che mai lungo una strada solitaria dove non era possibile trovare alcuno disposto a dare una mano.”

Charles Dickens – Il circolo Picwick

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