La gelosia

“La gelosia, specie quando giunge alla morbosità, è forse la più comune delle forme di follia ma non per questo meno terribile. Altro non è che l’ossessiva ricerca della propria tranquillità attraverso la pretesa di controllare i pensieri e le azioni  dell’oggetto dei propri sentimenti tentando di imporgli un comportamento che spesso è insensato pretendere. Non c’è spiegazione fornita per fugare un dubbio che non sia destinata ad essere messa in forse da un nuovo e più forte sospetto. Ogni particolare che si presti ad un’interpretazione ambigua assurge a certezza e viene immediatamente utilizzato per avvalorare le proprie insane supposizioni. Si finisce così col precipitare in una tempesta emotiva selvaggia, incontrollata, lontana da qualsiasi esatta percezione della realtà. La capacità di pensare in modo razionale cade in ostaggio di pensieri che, seppure nei primi istanti che si affacciano alla mente possono apparire poco credibili,  si fanno poi sempre più crudelmente reali, terribili ed ingovernabili.

Alcuni sono consci di essere ingiusti, eccessivi, irrazionali, ma non riescono a farne a meno. Una volta superato il momento dell’ira cieca provano rammarico per le proprie azioni e si vergognano di loro stessi. Tuttavia, essendo una vera e propria infermità, ciò non è quasi mai sufficiente a contenersi e davanti ad un nuovo sospetto cadono nei medesimi eccessi in cui sono incorsi nelle crisi precedenti. Altri invece, completamente incapaci di avventurarsi in quell’oscura arte comunemente nota come autocritica, si sentono in diritto di esercitare qualsiasi rivendicazione sul proprio partner senza alcuno scrupolo.”

Massimo Di Veroli, Giugno, anime inquiete, L’Erudita, pp. 179/180

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(Immagine tratta da “L’inferno” di C. Chabrol – 1994)